Il riassorbimento radicolare apicale esterno è un effetto indesiderato del trattamento ortodontico che può determinare conseguenze irreversibili al supporto dentale. L’obiettivo di questo studio é stato quello di confrontare l’entità del riassorbimento degli incisivi mascellari in pazienti con affollamento anteriore da medio a moderato trattati con ortodonzia linguale e vestibolare.
Il campione di questo studio retrospettivo è stato costituito da 40 pazienti tra gli 11 e i 45 anni, con affollamento da 1 mm a 4 mm, trattati con tecnica linguale (n=20) e vestibolare (n=20) per un totale di 160 denti esaminati.
I pazienti presentavano un rapporto di classe I/II molare e avevano effettuato delle radiografie periapicali degli incisivi prima di iniziare il trattamento (T0) e alla fine della fase di allineamento e livellamento (T1).
Criteri di esclusione sono stati: denti trattati endodonticamente o sottoposti in precedenza a forze ortodontiche o traumi, denti che avevano già subito riassorbimento, pazienti sindromici o con deformazioni dento scheletriche.
Gli attacchi utilizzati in tecnica linguale avevano slot .018, mentre quelli usati in tecnica vestibolare avevano slot .022 con prescrizione Roth. Gli archi utilizzati sono stati: .012 .014 .016 .018 NiTi e .018 SS (.020 SS in tecnica vestibolare). Le fasi di allineamento e livellamento hanno avuto una durata media di 8 mesi.
Il riassorbimento radicolare apicale esterno (EARR) è riscontrato di frequente nei denti sottoposti a trattamento ortodontico ed è considerato iatrogeno. Nella maggior parte dei casi l’EARR non è grave e le sue conseguenze sono clinicamente non significative, nei casi di gravità maggiore il trattamento deve essere modificato o persino interrotto per preservare il supporto parodontale a lungo termine dei denti. Ad oggi è risaputo che l’EARR può avere un’ eziopatogenesi multifattoriale come la predisposizione individuale, l’applicazione di forze ortodontiche elevate e la notevole durata del trattamento ortodontico.
Da un punto di vista biomeccanico bisogna ricordare che la distanza interbracket è inferiore nella tecnica linguale rispetto a quella vestibolare e che nella maggior parte dei trattamenti linguali si creano dei contatti occlusali tra gli attacchi degli incisivi mandibolari e mascellari. In accordo con la letteratura, secondo la quale le variazioni nel riassorbimento tra le varie tecniche o prescrizioni è risultata essere minima, il presente studio non ha riscontrato differenze significative tra i pazienti trattati con tecnica linguale o vestibolare. In nessuno dei due gruppi è stato riscontrato un riassorbimento maggiore o uguale a 1 mm. I valori ottenuti possono essere considerati clinicamente non significativi poiché si il riassorbimento verificatosi semplicemente attorno all’apice non ci si aspetta che possa compromettere la stabilità a lungo termine.
Report a cura della dott.ssa Laura Bonaccorso
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