C. Galletti, D. Deffrennes (International Orthodontics 2014; 12: 345-357)
Nei trattamenti combinati ortodontico-chirurgici l’utilizzo di un’apparecchiatura linguale può risultare talvolta complesso. Un esempio si ha quando l’intervento mira alla correzione di un deficit trasversale, in quanto gli attacchi sono dallo stesso lato della sede dell’operazione.
Secondo gli autori a seconda della gravità della correzione, è possibile distinguere due situazioni:
- deficit trasversale inferiore o uguale a 5 mm: chirurgia in una fase, ovvero disgiunzione intermascellare con espansione chirurgica mascellare e riposizionamento tridimensionale.
- deficit superiore a 5 mm: correzione chirurgica in due fasi, quando l’elasticità dei tessuti molli è insufficiente per un intervento in una fase e si rende necessario eseguire un’espansione mascellare chirurgicamente assistita o distrazione.
In quest’articolo ci si focalizza sulla prima opzione e viene presentato il caso clinico di una donna di circa 20 anni che si lamentava dell’affollamento nella zona incisivo-canina mascellare. La paziente presentava una tendenza alla classe III iperdivergente con open bite anteriore, con 12 e 22 in posizione linguale e con un crossbite da 12 a 15. Nella mandibola erano presenti spazi interincisali, mentre le radici degli incisivi mascellari erano riassorbite come evidenziato dall’esame radiografico. La donna era una respiratrice orale e mostrava segni di spinta linguale. L’ATM di sinistra presentava un click asintomatico.
E’ stato scelto di procedere con la chirurgia ortognatica con lo scopo di ridurre l’altezza verticale e il terzo inferiore. Poiché la correzione trasversale richiesta era meno di 5 mm, è stato scelto di operare in un’unica fase. L’apparecchio linguale WIN è stato inserito in entrambe le arcate lo stesso giorno utilizzando un arco .014’’SE, 16 e 26 non sono stati bondati. L’allineamento anteriore è stato ottenuto velocemente e la chirurgia ortognatica è stata eseguita 4 mesi dopo l’inizio del trattamento. Due settimane prima dell’intervento è stata presa l’impronta superiore per poter bondare l’espansore un giorno prima dell’operazione. Quindi è stato inserito un filo .016 x .022 SE customizzato previo set up. La chirurgia trasversale, la correzione della dimensione verticale mediante LeFort I, l’arretramento mandibolare e la genioplastica riduttiva verticale sono state eseguite in un’unica fase operatoria. Al contempo sono stati estratti i terzi molari.
L’occlusione è stata stabilizzata facendo indossare al paziente elastici intermascellari giorno e notte per il primo mese e solo la notte per il secondo mese. L’espansore è stato lasciato in posizione per 5 mesi. Dopo 9 mesi di trattamento è stato inserito in entrambe le arcate un arco di finitura .018 x .018’’ in beta titanio. Il trattamento è stato completato in 11 mesi ed è stato posizionato un retainer lingualmente da canino a canino. E’ stata eseguita anche la riabilitazione linguale con un fisioterapista.
Gli autori concludono affermando che l’ortodonzia linguale non rappresenta una controindicazione assoluta qualunque sia il piano di trattamento. Nel caso descritto la collaborazione e lo scambio di conoscenze tra chirurgo e ortodontista hanno consentito di semplificare una procedura altrimenti complicata.
Report a cura della Dott.ssa Laura Bonaccorso
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