Toru Deguchi; Fumie Terao; Tomo Aonuma; Tomoki Kataoka; Yasuyo Sugawara; Takashi Yamashiro; Teruko Takano-Yamamoto (Angle Orthod. 2014 Aug 25)
L’obiettivo di questo studio retrospettivo è stato verificare la presenza di differenze significative nei risultati di trattamento tra i casi estrattivi di Classe II trattati con apparecchiature linguali e quelli trattati con dispositivi vestibolari. I parametri utilizzati sono stati: i valori cefalometrici, il grado di riassorbimento radicolare, il PAR (peer assessment rating) e l’ OGS (Objective grading system). Inoltre è stata eseguita un’analisi funzionale in entrambi i gruppi dopo il trattamento.
Le principali variabili all’interno dei due gruppi sono state: età, sesso e gravità della malocclusione. I criteri di inclusione sono stati: nessun trattamento chirurgico o di fase I; almeno 18 anni a inizio trattamento; Classe II con estrazione dei primi premolari superiori e inferiori; angolo del piano mandibolare > 30° e nessun sintomo di disfunzione temporo mandibolare.
Secondo gli autori dai risultati di questo studio è emerso che:
- nel gruppo di trattamento linguale non c’è stato un aumento significativo della dimensione verticale nonostante ci sia stato un minimo cambiamento nell’angolo del piano mandibolare con una leggera tendenza dei molari mascellari a estrudere. L’assenza di un effetto “bite plane” è stata dovuta principalmente all’utilizzo dei brackets STb che sono di dimensioni ridotte. Rispetto alle apparecchiature vestibolari non c’è stato un effetto di apertura del morso;
- durante la retrazione en masse del settore anteriore gli incisivi mascellari hanno avuto una tendenza ad estrudere, specialmente nei trattamenti linguali. Gli incisivi mandibolari invece, in entrambe le apparecchiature, hanno subito un effetto intrusivo;
- il controllo del torque incisale è stato adeguato in entrambi i gruppi nonostante sia stato più difficile con i dispositivi linguali.
- Le apparecchiature linguali non causano maggior riassorbimento radicolare rispetto a quelle vestibolari
- c’è stata una perdita di ancoraggio di circa 2,5 mm nei molari mascellari di entrambi i gruppi, senza differenze tra un trattamento e l’altro.
- preservare il parallelismo radicolare è una sfida quando si usano dispositivi linguali, specialmente nella regione incisale; delle pieghe addizionali in fase di finitura potrebbero essere necessarie per ovviare a questo problema.
- Le apparecchiature linguali non causano significative limitazioni del movimento dinamico del mascellare e non sono così diverse rispetto ai dispositivi vestibolari nel contribuire ai disordini temporo mandibolari.
Report a cura della Dott. ssa Laura Bonaccorso
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