Gimenez CM, Fillion D, Nahàs-Scocate AC (Int J Orthod Milwaukee. 2013 Summer;24(2):35-9.)
Lo scopo di questo studio è stato comparare lo spessore dei pad in resina nei sistemi linguali convenzionali e a filo dritto considerando la forma d’arcata, usando il sistema Orapix.
Il campione è stato costituito selezionando casualmente trenta casi da un archivio privato. I soggetti erano adulti, uomini e donne, di circa diciotto anni, affetti da malocclusioni di Classe I e II e trattati con brackets linguali Ormco STb. Sono stati esclusi casi di agenesia dei canini e con ricostruzioni protesiche spesse. I modelli iniziali della malocclusione sono stati scansionati con lo scanner Orapix per poterne effettuare il set up virtuale tridimensionale in accordo al piano di trattamento. Per poter applicare i sistemi con arco convenzionale e a filo dritto i brackets sono stati posizionati due volte per ogni set up virtuale; per far ciò è stato scelto dalla libreria del software il Lingual Light System STb (Ormco). Per rappresentare il pad di resina, è stata acquisita una misura lineare dallo slot di ogni bracket alla superficie buccale. Il software ha calcolato questa distanza per tutti i denti, sia superiori che inferiori, due volte per i diversi sistemi. In questo lavoro il principale valore per l’incisivo superiore è stato di 2,4 mm.
Ciò significa che una tecnica a filo dritto può essere eseguita senza posizionare i brackets troppo vicini al margine gengivale, riducendo così il rischio di infiammazione grazie alla presenza di un off-set gengivale.
In ortodonzia linguale ogni bracket standard può essere adattato alla superficie linguale. I pads di resina, realizzati con gli attacchi bondati ai modelli in gesso, sono necessari per adattare o customizzare ogni bracket alle superfici linguali. Dall’altro lato se il pad di resina è troppo spesso, come per esempio può avvenire nei settori anteriori, è più difficile controllare il torque.
Dai dati emersi dallo studio, in tecnica straight wire gli incisivi centrali superiori erano più vicini allo smalto di 1.1 mm, i laterali superiori di 1,4 mm, gli incisivi inferiori di 0,7 mm, i primi premolari superiori di 0.2 mm e i primi premolari inferiori di 0.4 mm. Invece su canini e premolari superiori e sul secondo premolare inferiore la distanza dallo smalto aumentava rispettivamente di 0.3 mm, 0.6 m e 0.3 mm. I pads di resina erano dunque più grandi con la tecnica straight wire solo nei canini superiori e nei secondi premolari. Tuttavia questa differenza non è stata clinicamente percettibile e non ha potuto interferire biomeccanicamente nel controllo del torque e nella qualità dei risultati di trattamento perché troppo piccola (0.3 mm). Sul canino superiore lo spessore medio del pad in resina era di 0.54 mm. I risultati dello studio hanno confermato che più l’altezza del bondaggio superiore aumenta, più lo spessore del cuscinetto in resina del canino superiore diminuisce. E’ stato notato che nel gruppo con il pad sul canino di spessore inferiore a 0.5 mm, l’altezza media del bonding era di 2.77 mm, mentre per spessori superiori a 0.5 mm l’altezza media era di 2.36 mm. E’ dunque importante in tecnica straight wire linguale provare a bondare gli attacchi più cervicalmente possibile per ridurre lo spessore del cuscinetto. Questa informazione è in accordo con quanto descritto da Scuzzo e Takemoto in merito alla possibilità di realizzare un sistema ortodontico linguale a filo dritto posizionando i brackets a diverse altezze (Takemoto K. Scuzzo G. The Straight – Wire Concept in Lingual Orthodontics. J Clin. Orthod. 2001;35:46-52).
Gli autori concludono affermando che nel sistema straight wire le distanze dalla superficie buccale sono inferiori così come gli spessori dei pads in resina, a eccezione di canini e secondi premolari. Questa differenza non è clinicamente significativa.
Report a cura della Dott.ssa Laura Bonaccorso